Pietro Longhi
(Venezia 1701 – 1785)
IL BACIAMANO
olio su tela, cm 69x60,5
sul telaio, etichetta a stampa della mostra “Il Settecento veneziano” Venezia 1929 – A.VII 001055”; al retro della tela, timbro doganale, 1-12-1930
IL BACIAMANO
oil on canvas, cm 69x60,5
Provenienza
Venezia, principe Giovannelli; Milano, collezione privata; Londra, Sotheby’s, 4 luglio 2013, lot 233; collezione privata
Esposizioni
Mostra del Settecento veneziano, Venezia 1929
Bibliografia
E. Arslan, Di Pietro e Alessandro Longhi, in “Emporium” VIII, 1943, p. 62, nota 13; V. Moschini, Pietro Longhi, Milano 1956, p. 40; T. Pignatti, Pietro Longhi, Venezia 1968, p. 96, fig. 284 (erroneamente, come già a Providence, Rhode Island School of Design); T. Pignatti, Pietro Longhi. Classici dell’Arte Rizzoli, Milano 1974, p. 103, n. 215, ill.
Reso noto per la prima volta in occasione della storica mostra del Settecento veneziano, il dipinto è stato incluso negli studi che a partire dagli anni Cinquanta del Novecento hanno ricostruito la ricchissima produzione di Pietro Longhi, fissandone la cronologia sulla base delle molte tele datate o comunque riferibili a motivi specifici, come le opere che registrano, veri e propri pezzi di cronaca, eventi quotidiani nella vita della Serenissima.
Spetta al catalogo ragionato di Terisio Pignatti, nella sua seconda redazione del 1974, la datazione del nostro dipinto al periodo tardo del pittore veneziano, intorno alla metà degli anni Settanta. Altre volte affrontato, il tema del saluto alla madre da parte dei figli accompagnati dal precettore si iscrive nella serie delle scene famigliari, veri e propri cicli con cui, a partire dal sesto decennio del Settecento, Longhi descrive in maniera sistematica usi mondani e domestici della aristocrazia veneziana.
Preziose anche per la storia del costume e dell’arredo, le sue scene si svolgono tra pareti rivestite da sontuosi parati su cui non mancano mai specchi e lumiere in vetro graffito, tendaggi e arredi alla moda. Nel nostro dipinto, la dominante cromatica è data appunto dall’oro rosato della tappezzeria, declinato in toni più discreti sulle vesti dei ragazzi e contrapposto ai timbri più freddi dell’azzurro in quelle dei genitori, anch’esso richiamato a distanza nel lambris della stanza. Una sapienza cromatica che, pur espressa con mezzi ridottissimi e in scene semplificate, accompagna anche l’ultima produzione dell’artista, apprezzata dai suoi contemporanei veneziani e europei.