Altezza cm 90.
L’imponente scultura, che raffigura un segugio italiano a pelo raso, animale dalle origini antichissime giunto nella penisola come cane da corsa tramite mercanti fenici, appartiene a quella fortunata produzione di opere a soggetto animale che nel XVIII secolo si rifaceva a modelli tratti dalla classicità antica.
Troviamo infatti già rappresentato il nostro cane nelle sculture di epoca romana come la Diana cacciatrice (Museo Capitolino di Roma), Diana nell’atto di scoccare la freccia (Museo Pio Clementino, Musei Vaticani, Roma) dove si conserva anche la scultura di un “levriero con collare” (fig.1), acquistata dal Museo nel 1771 e restaurata dallo scultore Pontificio Gaspare Sibilla nel 1772, simile nella postura al nostro segugio. Furono principalmente artisti come il Sibilla, Pacetti, Zoffoli e Cavaceppi o il carrarese Franzoni, attivi nell’Urbe nella seconda metà del settecento, abilissimi nel restauro, nella reinvenzione e nella falsificazione a diffondere il gusto per l’antico tra collezionisti e viaggiatori del Grand Tour