Colonna e cista in terracotta modellata a colaggio con decori di motivi vegetali in rilievo nei toni del verde e del blu con rifiniture in oro. Entrambi presentano il marchio alla base: ''Lavenia, 1250 - Made in Italy, SCI 29/36'' , fine anni 20.Guido Andlovitz, nel 1923 è appena laureato e viene assunto come consulente artistico della Società Ceramica Italiana di Laveno (S.C.I.) e pochi anni dopo, nel 1927, ne diviene direttore della produzione e, con la collaborazione di Piero De Ambrosis e del direttore tecnico Antonio De Ambroggi, avvia una produzione che all'inizio guarda ai modelli francesi e successivamente viene influenzata dagli schematismi tedeschi e viennesi.''Eppure gli inizi dell'attività di Andloviz (anche a me piace chiamarlo cosi) in campo ceramico, nel 1923, presso la Società Ceramica Italiana di Laveno, avvengono sotto una costellazione stilistica d'oltralpe. Le ''fonti'' di Andloviz (come di Giò' Ponti, coevo rivale'' presso la manifattura concorrente Richard Ginori) sono state a più riprese individuate da vari studiosi, connaisseur, amatori, da Paolo Portoghesi a Carla Cerutti a Mario Munari nell'esperienza della Wiener Werkstätte, di Dagobert Peche e Oskar Kaufman. D'altronde, questa fascinazione proveniente da un'area austro-ungarica non caratterizza solo gli anni '20 e lo ''Stile 1925'' nel nostro paese. Prima influenza, come ha affermato Massimo Carrà, il ''Liberty'' italiano. poi in anni molto recenti. è dichiarato fantasma figurativo, con le opere ceramiche di nuovo di Dagobert Peche e con quelle di Michael Powolny per la Wiener e la Gmunder Keramik, per i designers italiani che si ricimentano con i vasi nell'operazione Nuova Ceramica Nuove Tendentse.''Tratto da La Commedia Ceramica: Guido Andloviz a Laveno Mombello, a cura di Enzo Biffi Gentili, Catalogo della mostra presso il Museo della Ceramica, Laveno Mombello 23 ottobre - 31 dicembre 1993.