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Capolavori da collezioni italiane

Guido Reni  - Asta Capolavori da collezioni italiane - Associazione Nazionale - Case d'Asta italiane
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Guido Reni

 Guido Reni
(Bologna, 1575 – 1642)
MADONNA CHE ALLATTA IL BAMBINO, CON UN ANGELO
olio su tela, cm 62x74,5
in cornice “Salvator Rosa” intagliata e dorata
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione

Emerso da una raccolta aristocratica di antica formazione ma non ancora compiutamente esplorata, l’inedito dipinto che oggi presentiamo all’attenzione di studiosi e collezionisti costituisce senza dubbio il prototipo di una composizione nota fino a questo momento attraverso due copie che, pur restituendone l’aspetto, in nessun modo lasciavano intuire la splendida qualità dell’originale oggi ritrovato.
Nel pubblicare come opera anonima del XVIII secolo la versione nella raccolta della Cassa Depositi e Prestiti, proveniente dal Monte di Pietà (inv. n. 32; olio su tela, cm 75x98) catalogata fin dall’Ottocento come “scuola di Guido Reni”, Vittorio Casale ha sottolineato l’assenza di un prototipo conosciuto del maestro bolognese (La collezione d’arte della Cassa Depositi e Prestiti, Roma 2008, n. 113). Ancora inedita e documentata solo da un’immagine nella Fototeca Federico Zeri è una versione di migliore qualità e di formato ovale già in collezione del Drago.
Rare anche le citazioni inventariali per questo soggetto, un fatto che ne conferma l’eccezionalità nel catalogo reniano: solo una tela censita nel 1704 nella raccolta di Paolo Falconieri corrisponde, per la verità, al nostro soggetto pur non potendosi identificare con questo dipinto in virtù del formato ovale che rimanda se mai alla già citata versione del Drago: “Una Madonna ovata di Guido Reno (sic) in tela, cioè la Madonna il Bambino che zinna e un Angelo, con cornice dorata e intagliata”. L’importanza attribuita a quest’opera da parte del raffinato collezionista romano si deduce dalla sua inclusione nella Nota di quadri… che desidero restino invenduti per lustro della famiglia… (cfr. Dalma Frascarelli, “Per lustro della famiglia”: la nuova collezione di Paolo Falconieri 1634 – 1704, in “Rivista d’arte” 2011, pp. 205-253).
Varianti di questo soggetto, comunque assai poco frequentato dal pittore bolognese, sono la Madonna col Bambino a Raleigh, North Carolina Museum of Art assimilabile alla nostra solo per il volto della Vergine ma assai più sontuosa nella presentazione, e la scomparsa Madonna di casa Tanari a Bologna, nota grazie a un’incisione di Mauro Gandolfi, dove la Vergine a figura intera e accompagnata dal piccolo Giovanni Battista presenta tuttavia soluzioni simili alla nostra nel panneggio e nella posizione del braccio, studiati in un bel foglio a Brera (inv.166).
Inconsueta anche la fisionomia del Bambino, che Guido Reni ritrae generalmente più grande e in qualche modo consapevole della sua essenza divina: in accordo con il suo ruolo di lattante, nel nostro dipinto è poco più che un neonato sul punto di addormentarsi, ormai sazio, anche se con gli occhi semichiusi sembra cercare il volto della madre. Avvolto in un panno e strettamente fasciato, richiama altresì il Bambino, suo esatto coetaneo, nella Fuga in Egitto ai Girolamini. A sinistra, un angelo si sporge curioso a guardarlo, quasi un fratellino appena più grande escluso dall’intimità di madre e figlio: un’opera destinata, più di ogni altra, alla devozione privata e forse commissionata all’artista da una famiglia borghese o aristocratica proprio per festeggiare la nascita di un primogenito desiderato.

Nella semplicità della nostra composizione risalta la tecnica raffinatissima di Guido nel graduare in maniera sottile il colore dominante, un rosa declinato nelle varietà dell’amaranto e del ciclamino e che traspare con diversa intensità nell’incarnato dei protagonisti, tingendo appena le guance e l’orecchio delicato della Vergine e rafforzandosi invece nell’ombra che ne avvolge le mani. Pennellate argentee definiscono poi il suo velo e traggono riflessi dalle pieghe emergenti della manica, i cui contorni si raffreddano in prossimità del blu del mantello, con tocchi appena velati, come per pentimento.
Tutti i confronti riconducono agli ultimi anni Venti o ai primissimi del decennio successivo quando Guido Reni, principe dei pittori, era all’apice della sua fortuna e della sua reputazione. Oltre ai dipinti citati possiamo ancora ricordare la Madonna annunciata nella pala di Ascoli Piceno, che della nostra condivide la fisionomia e le pieghe ammaccate della veste, e ancor più la Madonna col Bambino addormentato a Bologna, in San Bartolomeo, dei primi anni Trenta, o ancora la pala con la Circoncisione ora al Louvre, dove il bambino in primo piano, affascinato dalle colombe dell’offerta rituale, ripete in controparte il nostro angioletto dalle ciocche scomposte e la veste verde.

Ringraziamo il Professor Daniele Benati per aver confermato l’attribuzione del dipinto dopo averlo visto dal vero, e per il suo aiuto nella catalogazione.



Capolavori da collezioni italiane
mar 12 NOVEMBRE 2019
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