Amedeo Modigliani
(Livorno 1884 - Paris 1920)
BERGERIE
1915-1916
firmato e iscritto “Bergerie” in basso a sinistra
matita su carta applicata su cartoncino
mm 438x271
sul retro: etichetta della Galleria dello Scudo di Verona
BERGERIE
1915-1916
signed and inscribed “Bergerie” lower left
black chalk on paper laid down on cardboard
17 ¼ by 10 11/16 in
on the back: label of the Galleria dello Scudo, Verona
L'opera è corredata di attestato di libera circolazione.
An export license is available for this lot.
Provenienza
New York, Collezione Robert Elkon
Christie’s, New York Impressionist and Modern Drawings, 16 maggio 1990, lotto 125
Verona, Galleria dello Scudo
Bibliografia
O. Patani, Amedeo Modigliani. Catalogo generale. Disegni 1906-1920, Milano 1994, p. 92, n. 113
L'immagine è quella di un uomo che sembra indossare un copricapo dalla larga tesa, pantaloni corti, una camicia alta in vita e aperta sul collo, che incede stringendo un bastone nella mano destra mentre con la sinistra sostiene un sacchetto. Tra il suo fianco e il braccio destro sbuca il muso di un cane. L'iscrizione Bergerie in basso a sinistra connota il personaggio come la figura di un pastore. Il disegno è per ragioni stilistiche datato al 1915-1916: e questo il periodo in cui Modigliani vive a Parigi insieme alla poetessa inglese Béatrice Hastings. Suo unico acquirente e il mercante Paul Guillaume, di cui Modigliani realizzerà in questo periodo un enigmatico ritratto pittorico. Charles Douglas, che viveva nel 1915 in Place du Tertre vicino alla casa abitata da Modigliani, dedicherà un libro di memorie a rievocare il rapporto con l'artista livornese. Jeanne Modigliani, figlia del pittore, nella sua biografia paterna racconta come tra Douglas e Modi avvenisse una accesa discussione sul valore artistico della scultura negra, che Modigliani dichiarava di apprezzare non solo come artefatto dall'interesse etnografico, ma come fatto plastico in sé. Sempre Jeanne ricorda, poi, come Douglas descrivesse un ritratto a matita a lui fatto dall'artista. Esso sarebbe stato intitolato dal pittore Le Pèlerin. Jeanne scriveva: ≪Douglas riporta un episodio curioso. Modigliani ne aveva eseguito il ritratto, un disegno intitolato Il Pellegrino, che fu in seguito rubato da Zborowsky. Mi ritrasse in pantaloncini e con una camicia a maniche corte, aperta. Indossavo un elmo Terai e tenevo tra le gambe una museruola di un cane da caccia. Sono praticamente sicuro che non potesse essere a conoscenza dei numerosi anni da me trascorsi in Africa centrale≫ (J. Modigliani, Modigliani: Man and Myth, Orion Press, New York, 1958, p. 74). I particolari della descrizione sembrano ravvisare nel disegno in esame una prova grafica in relazione con il ritratto di Charles Douglas, con elmo coloniale e cane da caccia al seguito. Non un ritratto, dunque, ma un'invenzione poetica. La sintesi estrema dei piani del volto della figura, colpisce per l'astratta assenza d'espressione pur nella breve definizione del disegno. Questo aspetto si deve per certo all'influenza esercitata dalla primitività e dalla essenzialità plastica della scultura tribale su cui Modigliani aveva a lungo meditato, a seguito della sua fondamentale esperienza scultorea tra il 1911 e il 1914, che dal confronto con fonti e modelli di scultura etnica di disparata provenienza si era nutrita. E' più che probabile che Modigliani avesse potuto studiare i repertori del Musée Guimet di arte orientale o del Musée etnographique del Trocadéro. L'opera in esame mostra ancora punti di contatto con un altro disegno proveniente dalla collezione del medico Paul Alexandre, conosciuto con il titolo di Giovane attore che si appoggia al bastone (Modigliani. Testimonianze, documenti e disegni inediti provenienti dalla collezione del dottor Paul Alexandre, riuniti e presentati da Noël Alexandre, catalogo della mostra, Venezia, Palazzo Grassi, Torino-Bruxelles 1993, n. 84, p. 176). Anche in questo caso il volto del personaggio mostra tratti assimilabili a quelli di una maschera, e una stringente prossimità ad alcune delle teste in pietra scolpite da Modigliani tra il 1911 e il 1912; questa volta poi il tratto più marcato con cui la matita grassa solca la figura sulla carta si avvicina con maggiore evidenza a quei disegni realizzati dall'artista in esplicito riferimento a realizzazioni scultoree.
The image is that of a man seemingly wearing a widebrimmed hat, short breeches and a short, open-necked shirt, who goes on his way with a walking-stick in his right hand and a sack in his left. A dog’s head is faintly visible between his right leg and arm. The inscription “BERGERIE” on the bottom left identifies the walker as a shepherd. Stylistic considerations date the drawing to 1915-1916, when Modigliani lived in Paris with English poet Béatrice Hastings. At the time, his only purchaser was art dealer Paul Guillaume, of whom Modigliani painted an enigmatic portrait. Charles Douglas, who in 1915 lived in Place du Tertre next door to Modigliani, dedicated a book of memoirs to his relationship with the artist from Livorno. In her biography of her father, Jeanne Modigliani recounts a heated discussion between Douglas and Modigliani concerning the artistic value of “Negro” sculpture, which Modigliani claimed to appreciate not only as a production of ethnographic interest but also as «art in the fullest sense of the word, the result of conscious experiments in plastic expression». Jeanne also recalls how Douglas described a pencil portrait of himself drawn by her father, who entitled it Le Pèlerin. Jeanne wrote: «Douglas recounts a curious episode. Modigliani had done a portrait of him, a drawing called The Pilgrim, which was afterwards stolen by Zborowsky. “He showed me in shorts and with an open, shortsleeved shirt. I was wearing a Terai helmet and a muzzle of a hunting dog was sticking out between my legs. I am practically certain that he could not have known that I had spent several years in Central Africa”». (J. Modigliani, Modigliani: Man and Myth. New York, Orion Press, 1958, p. 74). The details of Douglas’ description would suggest that our sketch is a graphic essay for the portrait with a colonial helmet and a hunting dog to which Douglas refers. It is not a true portrait, therefore, but rather a poetic invention. The extreme synthesis of the planes of the subject’s face strikes the viewer with its abstract absence of expression, despite the extreme brevity of the drawing’s definition. This aspect is most certainly attributable to the influence exercised by primitive art and the plastic essentiality of the tribal sculpture on which Modigliani had meditated at length following his own experience with sculpture, between 1911 and 1914, fuelled by sources and models of ethnic sculpture of disparate provenance. It is more than probable that Modigliani had the opportunity to study the repertoires of the Musée Guimet, specialised in Oriental art, or of the Musée d’Ethnographie du Trocadéro. The present work displays points of contact also with another drawing in the collection of Dr. Paul Alexandre, known as Giovane attore che si appoggia al bastone (Modigliani. Testimonianze, documenti e disegni inediti provenienti dalla collezione del dottor Paul Alexandre, riuniti e presentati da Noël Alexandre. Catalogue of the exhibition, Venice, Palazzo Grassi. Torino – Bruxelles 1993, no. 84, p. 176). In this case as well, the subject’s facial features are mask-like and singularly and compellingly similar to several of the stone heads sculpted by Modigliani in 1911 and 1912; and this time, the stronger sign left by the grease pencil as it traces the figure on the paper is more evidently similar to those of the artist’s drawings that make explicit reference to sculptural works.