Scuola fiorentina, sec. XVI
RITRATTO DI CARDINALE
olio su tavola, cm 122x93
Florentine school, 16th century
PORTRAIT OF A CARDINAL
oil on panel, cm 122x93
L’inedito ritratto qui presentato si iscrive senza alcun dubbio nel solco della tradizione tosco-romana del secondo quarto del Cinquecento, rimandando più precisamente all’ambito di Jacopino del Conte, protagonista della pittura di ritratto fiorita a Roma dopo il Sacco del 1527. Pur riferendosi a quell’importante modello, la nostra tavola – notevole anche per lo stato conservativo – ricorda in maniera più specifica le opere oggi attendibilmente riferite a Leonardo Grazia da Pistoia (1503 – dopo il 1548), documentato a Roma intorno alla metà del quarto decennio del Cinquecento, e impegnato insieme a Jacopino nell’esecuzione di una pala per la cappella dei Palafrenieri in San Pietro nel 1534. A partire da quel dipinto – rimosso, come si sa, per essere sostituito dalla pala commessa a Michelangelo da Caravaggio ora alla Galleria Borghese, e attualmente conservato nella Sacrestia dei Canonici – sono state restituite all’artista pistoiese una serie di opere sacre e profane, di cui la più nota è la cosiddetta Cleopatra anch’essa alla Borghese, in precedenza creduta di Jacopino. Le tavole attualmente riunite sotto il suo nome (per cui si veda il saggio di Michela Corso in “Proporzioni” 13/14, 2012-2014, pp. 48-69) si caratterizzano per l’impostazione regolare e quasi geometrica delle figure, il modellato liscio dei volti, il tratto sottile che ne definisce la fronte e l’arcata sopracciliare, uniti a una certa ridondanza dei panneggi pieghettati: tutti elementi che ritroviamo nel nostro dipinto e che, pur in mancanza di documentazione più precisa, impongono di tenere a mente l’affermazione di Vasari che ricordava l’artista pistoiese come autore di “molti ritratti di naturale fatti a Roma” in concorso con Jacopino. In assenza di precisi riscontri (ancora in dubbio è l’attribuzione a Leonardo Grazia della cosiddetta Giulia Farnese alla Galleria Borghese, generalmente ritenuta di Jacopino) sarà comunque opportuno tenere a mente questo giovane cardinale come possibile prova romana del pistoiese, poi trasferito a Napoli negli anni Quaranta.