Pubblicazione: a cura di Alessandra Baroni Vannucci, Musica dipinta - dipinti e disegni dal XV al XIX secolo, Enrico Frascione 2018, p. 36.Una suggestiva traccia per l'attribuzione di questo dipinto a Karl Pavlovic Brjullov è l'evidente somiglianza, fisionomica ma anche stilistica, fra la baccante con i timpani al centro della scena e due figure femminili presenti in opere degli anni Trenta del pittore russo: 'Ritratto della principessa Ekaterina Pavlovna Bagration', il cui volto ha la stessa simmetria basata sugli archi sopraciliari che convergono sul naso allungato verso la bocca graziosamente atteggiata- e il 'Ritratto del pittore in barca con la baronessa Yekaterina Meller-Zakomelsky' dove la nobildonna si rivolge allo spettatore con sguardo sognante evidenziando le medesime caratteristiche somatiche di quella precedente e della nostra creatura mitologica. Un confronto che induce a collocare questo dipinto in un arco temporale che include, in parte, il soggiorno italiano di Brjullov iniziato nel 1823 e concluso nel 1835: un periodo di fondamentali esperienze formative che vede il pittore in viaggio tra Venezia, Bologna e Firenze dove ha tutto l'agio di studiare i maestri dai quali trarrà spunti stilistici e compositivi soprattutto per i suoi dipinti di genere storico. Il Baccanale, oltre le somiglianze accennate, può trovare ulteriori riscontri nell'interesse per i soggetti bacchici dimostrato dall'artista in alcuni disegni databili entro gli anni Trenta- mentre la politezza formale che accompagna la stesura cromatica dai toni caldi e soffusi induce a supporre la comprensione, da parte del pittore, dei maestri veneti e bolognesi maturata nei ricordati viaggi e avviatasi, a Roma, con lo studio di Raffaello. Anche per questo Baccanale, rimasto in territorio italiano, si potrebbe ipotizzare una committenza da parte del principe Demidov che sappiamo attratto da temi bacchici. Una brillante intuizione di Francesco Taddei ha individuato nel satiro linguacciuto e irridente alle spalle della baccante l'autoritratto dell'artista che si evince dal confronto con quello conservato nella Galleria Tret'jakov di Mosca, sulfureo e già predisposto ad ulteriori travestimenti come appunto dimostra il nostro dipinto da considerarsi quindi un'evasione nel mito mediterraneo perseguito da Brjullov negli anni della sua appassionata esperienza italiana.