Benedetto Buglioni
(Firenze 1459-1521)
MADONNA DELLA MISERICORDIA, 1490 CIRCA
lunetta in maiolica dipinta in policromia. Sul retro vecchia etichetta della “Christie, Manson & Woods”; cm 62x114x14
THE VIRGIN OF MERCY, CIRCA 1490
a polychrome painted maiolica lunette. On the reverse: old label “Christie, Manson & Woods”; 62x114x14 cm
Bibliografia di confronto
A. Marquand, Benedetto and Santi Buglioni. The brothers of Giovanni della Robbia, New York 1972, pp. 20-21 nn. 18-22;
G. Gentilini, I Della Robbia. La scultura invetriata nel Rinascimento, Firenze 1992, pp. 390-400
La lunetta in terracotta invetriata raffigura al centro Maria con un manto azzurro che le cinge le spalle e che apre allargando le braccia nella posizione dell’orante; ai lati due angeli reggono i lembi esterni del manto chiudendovi all’interno alcuni penitenti in preghiera.
L’iconografia è quella della Madonna della Misericordia, che si diffonde nel cristianesimo fin dal XIII secolo. Nel Medioevo il manto protettore indicava la figliolanza legittimata, ed infatti i figli nati prima del matrimonio erano legittimati se tenuti sotto il mantello della madre durante le nozze; un perseguitato che si fosse rifugiato sotto un manto regale aveva diritto alla grazia, essendo il mantello simbolo di dignità, di protezione e di amore caritatevole. Le origini immediate del tipo iconografico risiedono nell’effige La Vierge au Manteau impressa sui primi sigilli dei Cistercensi. Il tipo iconografico ebbe la sua massima fioritura nei secoli XIV-XV, e con il diffondersi della peste il significato devozionale della tutela concessa dal caritatevole mantello di Maria al genere umano ha dato origine ad una delle più affascinanti e fortunate iconografie mariane dell’arte medievale, la Madonna della Misericordia, cosiddetta Madonna delle Frecce, dove il manto protegge dai dardi punitivi che giungono dal Giudice Celeste: ella ha un ruolo di mediazione per la salvezza umana. E la proporzione della figura di Maria risponde alla speranza di protezione che i devoti ripongono in lei, devoti a loro volta di dimensioni differenti a significare l’intera e diversificata umanità.
L’opera in esame è attribuita per modalità esecutiva e per tecnica all’opera di Benedetto Buglioni. L’artista, probabilmente apprendista nell’arte della modellazione dell’argilla nella famosa bottega di Andrea del Verrocchio verso la fine degli anni settanta del quattrocento, conosciuto e stimato anche per i suoi lavori in marmo, deve aver affinato la sua tecnica nello studio di Andrea della Robbia, dove diviene un collaboratore di fiducia e impara quindi i segreti della scultura invetriata. A partire dagli anni ottanta del secolo XV è già lanciato nella produzione della maiolica, mettendosi in concorrenza con lo stesso Andrea e guadagnandosi l’apprezzamento di un numero sempre maggiore di committenti, sia privati che ecclesiastici, tra i quali ad esempio figura importante è il cardinale Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e futuro Papa Leone X. E proprio agli anni intorno al 1490, periodo in cui lavora per il Santuario di Santa Cristina a Bolsena proprio su commissione di Giovanni de’ Medici, è ascrivibile il nostro rilievo, probabilmente destinato ad ornare la lunetta sopra l’ingresso di una confraternita.
Una certa vicinanza stilistica nei volti dei santi e dell’angelo si trova con una lunetta smembrata, databile al periodo attorno al 1480-90, nella quale in particolare l’angelo inginocchiato trova molti riscontri con l’angelo sulla destra del nostro rilievo: si notino in particolare il volto e la forma dell’ala e del manto arricciato vicino al braccio.