★ LORENZO VESPIGNANI
(Roma 1924 - Roma 2001)
Notturno
olio su tela, cm 57x64
firmato in basso a sinistra
eseguito nel 1951
Nocturne
oil on cavas, cm 57x64
signed lower left
executed in 1951
Bibliografia
Renzo Vespignani, Il Sole Nero, 1963
Renzo Vespignani 1944-1982, 1982
Vespignani 1991
Pone in evidenza le potenti qualità disegnative dell'artista che ha trasferito in un
paesaggio notturno la poesia delle zone industriali e periferiche delle moderne città.
Tema non nuovo a Vespignani, che fin dall' immediato dopoguerra, giovanissimo, si era
presentato sulla scena romana con una serie di disegni dedicati alla realtà suburbana della
capitale, degradata, bombardata, umiliata dall'occupazione tedesca. Dai fantastici palazzi
popolari di Portonaccio, suo quartiere nativo, ai binari e alle rovine di Scalo San Lorenzo,
alle gru di una periferia in continuo fermento, il panorama visivo di Vespignani è da
sempre legato al contesto urbano, produttivo, al mondo operaio. In questo affine al
realismo di Guttuso e di quegli artisti insensibili alle coeve ricerche astrattiste e informali,
l'autore di Notturno si impegna in una amara, costante denuncia sociale e politica delle
condizioni in cui vivono le classi meno agiate , attraverso un'iconografia metropolitana,
disseminata di ciminiere fumose, cantieri, scarpate ferroviarie, depositi tramviari.
Il segno di Vespignani, così vicino a certo espressionismo tedesco ( la Neue Sachlichkeit
di Dix e Gros, ma anche memore delle tragiche atmosfere di Ensor, traccia un paesaggio
industriale squallido, disumano, ma al tempo stesso romantico, lirico. La tela, quasi
monocroma, offre uno scenario desolato, ancora le rotaie in primo piano, con un deposito
di camion e una bianca autocisterna in movimento, diretta allo stabilimento petrolifero che
si erge sul fondo, unico bagliore di luce di un piazzale deserto, crepuscolare. L'attrazione
irresistibile dell'artista per la realtà industriale, luogo di vita collettiva e di lavoro duro, non
ha tuttavia molto di ideologico; non è esattamente una scelta politica.
Quello di Vespignani con la perifieria che produce è un rapporto di amore-odio, una
passione vincolante, che farà della città la grande protagonista del suo lavoro, negli anni
quarante e cinquanta. Così l'esclusiva dedizione all'ambiente romano non può far pensare
a una pittura di provincia, come testimonia il grande riscontro ottenuto anche a livello
internazionale fin dagli esordi ( al 1948 risale la prima personale dell'autore a New York,
seguita negli anni cinquanta da numerose esposizioni tra Chicago, Boston, Santa
Barbara). Così lontano e antistorico rispetto alle sperimentazioni dell'arte neocubista,
poi informale del dopoguerra romano, lo sguardo duro ma emozionato di Vespignani su
Roma lo accomuna al cinema neorealista di Rossellini e De Sica, alla disincantata ma
poetica descrizione, di una città popolana, preindustriale, che appena si affaccia alla
modernità, negli anni della ricostruzione. (PG)