★ GIANNI COLOMBO
(Milano 1937 - Melzo 1993)
Prismi rettangolari in prospettiva
collage su carta, cm 36,5x36,5
eseguito nel 1969
Rectangular prisms in perspective
collage on paper, cm 36,5x36,5
executed in 1969
Bibliografia
Argan, 1972
I Colombo, 1995
Tadini s.d.
Si tratta di un collage raffigurante due prismi disposti in modo da sembrare tangenti e
disposti in equilibrio instabile. I cartoncini colorati con cui i due solidi sono costruiti sono
distribuiti in modi diversi, dando comunque l'impressione di una stratificazione di piani
che si susseguono uno dopo l'altro, nel caso del prisma a faccia gialla, e uno sull'altro,
nel secondo prisma. La successione degli strati è sottolineata dai passaggi cromatici e
dalle variazioni di tono dall'opaco al luminoso: anche in questo caso si ottiene una duplice
successione, che procede dall'alto in basso ( prisma in primo piano ) e dal fondo in avanti
( secondo prisma ). Questi accorgimenti, da parte di Colombo fanno si che si crei
all'interno dell'opera un equilibrio visivo, tra colori caldi e freddi, opachi e luminosi, bande
orizzontali e verticali, ma anche che questo equilibrio entri in aperta contraddizione con
quello strutturale della composizione: i due prismi non poggiano su un piano e sembrano
fluttuare nello spazio. Ogni lavoro di Colombo, si pone come la verifica di un'ipotesi o
come la risoluzione di u problema. La tesi che si vuole dimostrare è la non necessità, ai
fini della costruzione di uno spazio omogeneo, dell'uso della prospettiva tradizionale che
prevede la convergenza delle linee, la presenza del piano di posa e l'uso del chiaroscuro.
Non è l'associazione prospettico-plastico a essere sottolineata ma quella plastico-visivo e
si mette in evidenza come non possa farsi dipendere la visione, che ha strutture e leggi
proprie, da precostituita nozione di spazio( Argan 1972 ).
La geometria euclidea continua a essere messa in crisi. Del resto, a fondamento della
ricerca di Colombo, è una nozione-base: la struttura della contraddizione,
dell'inafferrabilità, dell'ambiguità percettiva. E' contraddetta la convinzione secondo la
quale la geometria è una categoria dell'immobilità, il luogo in cui posano i modelli
inalterabili di tutte le strutture (Tadini s.d.). I suoi lavori non rientrano nella categoria
dell'arte contemplativa, ma la contrario, necessitano realmente dell'apporto dello
spettatore a integrazione dell'opera. Sono il frutto di un'attenta programmazione,
all'interno della quale piccolo è lo spazio per la celebrazione individuale dell'artista. Sono
opere che nascono da un lavoro di équipe, dalla collaborazione di un gruppo,
dall'applicazione di una metodologia rigorosa, e infine, dalla partecipazione attiva dello
spettatore, coinvolto nella verifica dell'assunto di partenza, con la mente e con i sensi.
Uno spettatore che diventa co-protagonista del processo in una vera e propria opera
aperta. (AL)