Johann Heinrich Schmidt
(Ottweiler 1740 o 1757-Darmstadt 1821 o 1828)
SAFFO CHE SI GETTA DALLA RUPE DI LEUCADE
olio su tela, cm 100x123,5
firmato e datato “H. Schmidt 1811” in basso a sinistra
SAPPHO JUMPING FROM THE LEUCADE CLIFF
oil on canvas, cm 100x123,5
signed and dated "H. Schmidt 1811" lower left
Sebbene la letteratura artistica riporti date diverse per quanto riguarda gli estremi biografici del pittore, tutti gli autori concordano nel ricordare la sua presenza a Roma, documentata nel 1787 e accertata dagli “Stati d’Anime” nei primi anni Novanta. Nel 1811 l’artista tedesco risulta presente a Napoli dove lavorerà fino al 1814 per la corte di Gioacchino Murat, di cui in quell’anno dipinge il ritratto, ricevendo commissioni anche per la reggia di Caserta; ne resta forse memoria in un dipinto ora a Parigi, Musée Marmottan, rievocante la conquista di Capri nel 1808.
Ancora più copiosa la sua produzione per committenti privati, tra cui il principe di Fondi e Giovanni Andrea de Marinis. A questo secondo aspetto della sua attività appartiene il dipinto qui offerto. La data del 1811 e il soggetto inconsueto suggeriscono trattarsi della tela ispirata a un testo di Alessandro Verri pubblicato a Roma nel 1791 e dedicato appunto alla poetessa che, secondo quanto riporta il “Monitore delle Due Sicilie” dell’8 agosto 1811, il pittore aveva esposto al pubblico nel proprio studio, riscuotendo giudizi diversi e non sempre favorevoli. Lo stesso Schmidt intervenne infatti sulle pagine della stessa rivista (12 settembre 1811) per rispondere ai suoi detrattori, secondo quanto ricostruito da Ornella Scognamiglio (Le riviste napoletane nel decennio francese. In Percorsi di critica. Un archivio per le riviste d’arte in Italia dell’800 e 900. Atti del Colloquio, 2006. Milano, 2007, pp. 13-16).
Considerato perduto da quanti si sono occupati dell’artista tedesco (vedi anche Ingrid Settel Bernardini, Johann Heinrich Schmidt, gennant Fornaro (1757-1828) in Rom und Neapel, in “Kunst in Hessen und am Mittelrhein” 2008, pp. 53-68, in particolare pp. 60-61) il dipinto riemerge oggi in maniera imprevista da una raccolta privata milanese.