Marcantonio Bassetti
(Verona, 1586 – 1630)
RITRATTO DI VECCHIO
olio su carta, cm 48x32
Il profilo di vecchio qui presentato dalla straordinaria forza realistica è opera del pittore veronese Marcantonio Bassetti, figura di spicco nel panorama della cultura figurativa veneta della prima metà del Seicento.
Allievo a Verona di Felice Brusasorci, Bassetti si reca molto presto a Venezia dove, forse nella bottega di Palma il Giovane, si dedica allo studio dei grandi interpreti della pittura cinquecentesca della Serenissima, Tintoretto, Veronese e Bassano.
Spostatosi a Roma nel 1616, si avvicina al caravaggismo di Saraceni e Borgianni, operando a sua volta un’interessante mediazione tra colore veneto e naturalismo caravaggesco.
La stringente somiglianza del vecchio ritrattato con il personaggio inginocchiato al centro della cosiddetta Pala dei cinque vescovi, una delle più importanti commissioni pubbliche del Bassetti, permette di ipotizzare che il nostro olio su carta abbia svolto la funzione di modello preparatorio.
Secondo quanto riportato da Carlo Ridolfi ne Le Maraviglie dell’arte overo le vite degli illustri pittori veneti e dello Stato (Venezia 1648), l’opera fu portata a termine a Roma nel 1619 e di qui immediatamente inviata a Verona, dove Monsignor Veraldo la collocò nella Cappella da lui eretta nella chiesa di Santo Stefano. Accanto a essa furono appesi altri due dipinti dei concittadini Alessandro Turchi e Pasquale Ottino, a quel tempo entrambi impegnati con Bassetti nella decorazione della Sala Regia al Quirinale.
L’identificazione dei cinque vescovi è resa possibile da un’iscrizione in marmo collocata all’interno della cappella stessa: si tratta di San Petronio (450 d.C.), San Senatore (450 d.C.), San Probo (VI sec.), San Andronicus (VI sec. d.C.) e San Gaudenzio (V sec. d.C.).
La pala riscosse parole di ammirazione da Roberto Longhi che la definì “capolavoro schiettamente caravaggesco e di potenza, senza vanterie, velasqueziana” e successivamente da Rodolfo Pallucchini che ne sottolineava la sintesi tra luce e colore: “sono figure individuate una per una con una forza di caratterizzazione quanto mai violenta, intesa in senso naturalistico; realizzata per forza di lume, di quel lume che piove dall’alto, imbevendo il colore oggi purtroppo riarso (...)” (R. Pallucchini, La pittura veneziana del Seicento, Milano 1981, p. 124).
L’efficacia espressiva rimarcata dalle parole dei due studiosi fu senz’altro raggiunta dal Bassetti grazie a un attento studio preliminare di cui il ritratto su carta offerto ne costituisce concreta testimonianza.
Realizzato stendendo pennellate pastose sopra macchie di colore intrise di luce, mostra, oltre che una tempestiva aderenza ai modi di Domenico Fetti, figura fondamentale per l’opera matura del Bassetti, la spiccata vocazione anche di ritrattista del pittore che contribuì a renderlo uno dei massimi artisti veronesi del 600.