Scultura in bronzo, cm. 48 h.
Nato in una famiglia contadina a Seano, Carmignano, il giovanissimo Martini scopre l'arte attraverso l'incontro con Ardengo Soffici nel 1925, quando si reca a trovare il maestro che vive nella vicina Poggio a Caiano. Soffici introduce il diciassettenne alla grande arte europea, mostrandogli fotografie di opere di Cézanne, Degas, Rousseau e Picasso, ma anche di Spadini e Morandi; Soffici ha già operato il richiamo all'ordine, e quindi voltato le spalle all'esperienza futurista del 1912. Martini espone a diciannove anni i propri dipinti alla prima mostra del Selvaggio nel febbraio 1927, accanto alle opere di Maccari, Carrà, Morandi, Rosai, Achille Lega, Boncinelli, Semeghini, Galante, Gallo e Soffici. Fin dagli inizi comincia però a praticare la scultura e viene incoraggiato da Soffici a andare avanti, così che dal 1928 al 1935 realizza tutta una serie di sculture in terracotta e pietra fluviale con figure di giovani donne del paese, ritratti di famigliari, definiti ricercatamente rudi e popolari; a questi anni appartiene il Ritratto di Soffici in terracotta patinata che potrebbe procedere attendibilmente quello in pietra del 1931, come attesta il carattere di sobrio realismo ispirato alla ritrattistica repubblicana romana. Nel 1928-29 Martini compie il servizio militare di leva a Torino; qui entra in contatto, tramite Galante, con l'ambiente dei Sei Pittori: la Boswell, Chessa, Galante stesso, Menzio, Paulucci, e infine Carlo Levi.
Nel decennio dal 1930 al 1940 lo scultore prende a realizzare oltre ai ritratti una serie di nudi in marmo, terracotta e bronzo, in cui chiaramente appare l'eco della statuaria di Aristide Maillol; si ricordi che alla Biennale veneziana del 1934, in cui Martini si presentava con la terracotta Ragazza senese, Maillol aveva esposto il Monumento a Cézanne, un grande nudo sdraiato in gesso e una Venere in bronzo.
Nel 1942 Martini, che negli anni precedenti è gravitato intorno al gruppo di Frontespizio di Bargellini e è stato in rapporto con gli scrittori vicini a Solaria, Bonsanti, Montale, Gadda, Landolfi, e Palazzeschi, a molti dei quali eseguirà poi il ritratto, espone al Lyceum una serie di dipinti realizzati sul tema dei mendicanti e della miseria; la censura interviene e dopo pochi giorni chiude la mostra.
Nel dopoguerra continua assiduamente il suo lavoro di scultore e pittore, affiancando all'insegnamento nel Liceo di Bologna e all'Accademia di Belle Arti di Firenze, la partecipazione alle più importanti esposizioni nazionali. Durante gli anni Ottanta egli lavora al progetto del Parco Museo di Seano, contenente trentasei sculture in bronzo appartenenti ai vari periodi della sua attività: il Parco Museo viene inaugurato nel 1988 e costituisce oggi il maggiore museo monografico dedicato a un artista in Europa. Nel 1999 il Museo Marino Marini di Firenze ha realizzato una grande mostra antologica sull'artista, con oltre cento opere.
Bibliografia di riferimento
Quinto Martini (1908-1990). Antologia di disegni e sculture, a cura di Marco Fagioli e Giovanni Stefani, Polistampa, Firenze, 1994;
Parco Museo Quinto Martini, a cura di Marco Fagioli, Prato, 1997;
Quinto Martini 1908-1990, a cura di Marco Fagioli, Firenze, 1999;
Quinto Martini. I bronzetti, a cura di Lucia Minunno, Aión, Firenze, 2010;
Quinto Martini e padre Ernesto Balducci, dal Frontespizio alla Messa degli artisti, a cura di Andrea Cecconi e Marco Fagioli, Fondazione Ernesto Balducci, 2017.