Vittore Antonio Cargnel
(Venezia 1872 - Milano 1931)
CAMPAGNA TREVIGIANA IN AUTUNNO
olio su tela, cm 65x100
firmato in basso a destra
retro: iscritto Campagna trevigiana autunno 1929 V. Cargnel, timbri della Mondial Gallery di Milano
Provenienza
Mondial Gallery, Milano
Collezione privata
La luce, nei suoi infiniti riverberi, è il fil rouge che corre da Ultima luce, esposto a Torino nel 1898, sino ai paesaggi degli anni Trenta.
Cargnel si forma del resto in un ambiente ancora fortemente simbolista: la bottega di Cesare Laurenti, l'esordio alla I Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia, evento che si chiude con la lettura dell'Elegia d'autunno di Gabriele d'Annunzio in cui si susseguono languide descrizioni della laguna.
Il trasferimento nella provincia trevigiana coincide con una sempre maggiore inclinazione al paysage intime, inteso alla maniera di Guglielmo Ciardi, con cui Cargnel ha sovente occasione di confronto: Canale (Sera, Tramonto sul Livenza) è caricato del profondo senso intimista che Ciardi infondeva in Muti albori presentato alla mostra torinese del 1902. Alla stessa maniera Campagna del Dose o Canale di Cavanella dipendono, sia per contrasto luministico che per affinità tematica, con Il Sile del maestro veneziano. Nelle intense accensioni luminose va tenuto presente anche il nome di Bartolomeo Bezzi che, più anziano di una ventina d'anni, fa dei cangianti specchi d'acqua una delle cifre distintive della propria pittura.
Cargnel condivide in fondo i medesimi soggetti e gli stessi modelli di alcuni coetanei come Zaccaria Dal Bò o Francesco Sartorelli, che si aggiudica il Premio di pittura alla IV Esposizione Triennale di Brera con Vespero, o il trevigiano Luigi Serena che con Il Sile si mostra ancora più prono alla lezione ciardiana.
Compulsando i titoli di Cargnel – Mattino triste, Ultima luce, Fine d'autunno, Fine del giorno... – appare evidente come il paesaggio vada inteso quale riflesso dell'anima, esito che l'artista può raggiungere solo attraverso una calibrata trattazione luministica che dagli sfumati laurentiani degli esordi, vira verso la pastosità della pennellata allo scadere degli anni Dieci, per poi recuperare una campitura ampia e carica di luce negli anni Venti. Cala invece una gelida bruma che dissolve le forme nell'ultimo Cargnel, quello di Le acque sorgive di Calpena o Mattino invernale in cui la presenza umana è ormai del tutto elusa.
Vittore Antonio Cargnel (1872-1931), a cura di C. Beltrami, Treviso 2008, p. 44