Olio su tela, cm. 116x95,5
Proveniente dalla collezione Donà Delle Rose di Venezia, dove era assegnato per tradizione a Domenico Fetti, questo San Lorenzo è stato riconosciuto come pendant di una tela con Santo Stefano di proprietà della Memorial Art Gallery dell'Università di Rochester da Eduard A. Safarik, che ne ha proposto la medesima provenienza ed ha confermato l'ipotesi di Denis Sutton in merito alla possibilità di riconoscere a entrambi i quadri il medesimo autore. Nel presentare il solo Santo Stefano, Sutton aveva proposto di riconoscere nell'autore delle due opere uno dei più grandi artisti italiani del Seicento, Domenico Fetti. L'attribuzione a quest'ultimo è stata invece rifiutata da Safarik, che ritiene Santo Stefano e questo San Lorenzo di scuola fiorentina, e più precisamente riscontra una vicinanza con i risultati di un autore legato alla pittura morbida del Seicento fiorentino. La considerazione di Safarik e l'antica attribuzione a Fetti trovano un punto di incontro nell'importanza che ebbe in ambito fiorentino la pittura veneta, nell'offrire un perfetto strumento di trasposizione del naturale a cui si andavano rivolgendo gli artisti al fine di rinnovare la tarda maniera di fine Cinquecento. Anche per quanto riguarda San Lorenzo è il colore, imbevuto di luce di chiara ascendenza veneta, a impostare la figura che risalta vestita di damasco rosso a fiorami d'oro, arricchita dalle fasce con i Padri della Chiesa. La qualità materica della stoffa, il libro slacciato e aperto di cui quasi si percepisce il peso, e la capigliatura morbida e lucente del Santo, sono particolari sviluppati in seno alla ricerca sul naturale che ha avuto nell'uso della luce uno dei cardini della sua evoluzione. È la luce proveniente da sinistra in basso a confondere i contorni materializzando per masse la figura, lo stipite scanalato che le sta dietro e il cielo striato di bianco alla maniera veneta. La luce, scorrendo sul volto e le mani del Santo, ne vivifica l'incarnato passando dal biancore della fronte alle accensioni rosate delle guance e del naso. Passaggi netti, controluce studiati e una materia liquida, quasi guercinesca, che vista la qualità dell'opera lasciano in sospeso il problema attributivo, senza tuttavia sminuirne la qualità.
Bibliografia
E. A. Safarik, Fetti, Milano, 1990, cat. p. 312, n. A108 .