Olio su rame, ovale, cm. 10,5x8
Questo ritratto del Cardinale Francesco Sacrati, morto a Roma il 6 settembre 1623, risulta elencato nell'inventario Sacrati Strozzi (Archivio di Stato di Firenze), Raccolta di quadri esistenti nel Palazzo del Marchese Strozzi Sacrati in Ferrara e da lui stesso formata nel 1850. Numero: 300. Autore: Domenichino. Qualità: Rame. Rappresenta: Cardinale Sacrati Ritrato [sic].
Bibliografia
La leggenda del collezionismo. Le quadrerie storiche ferraresi, a cura di Grazia Agostini, Jadranka Bentini, Andrea Emiliani, Nuova Alfa, Bologna, 1996, riprodotto a p. 53 come Scuola emiliana, XVII secolo, Ritratto del Cardinale Sacrati, già in collezione Sacrati Strozzi.
Il Cardinale Francesco Strozzi Sacrati fu sacerdote di Ferrara, già Arcivescovo di Damasco, uditore del Palazzo Apostolico, referendario delle Due Supreme Signature di Giustizia e Grazia, Prefetto della dataria Apostolica il 12 febbraio 1621, creato Cardinale da Papa Gregorio XV Ludovisi il 19 aprile 1621. Morì a Roma il 6 settembre 1623, e fu seppellito nella Chiesa di Santa Maria dell'Anima per essere poi trasferito in una chiesa della Compagnia di Gesù. Sulla base dello stemma il ritratto è certamente databile tra il 19 aprile 1621 e il 6 settembre 1623 (data dell'elezione a Cardinale e data di morte), tuttavia la mancanza della croce vescovile sotto il cappello cardinalizio e dietro lo scudo rende probabile una datazione del ritratto tra il 19 aprile 1621 (data dell'elezione a Cardinale) e il 23 maggio 1622 (data dell'elezione a Vescovo ordinario di Cesena).
Si riportano alcune notizie relative al rapporto tra Domenichino e Papa Gregorio XV: nell'aprile 1621 un Breve del neo-eletto Pontefice Gregorio XV, al secolo Alessandro Ludovisi, bolognese, nominava Domenichino architetto generale della Camera Apostolica. Nel marzo il pittore con la moglie e il figlio appena nato aveva già lasciato Bologna. Provarsi a immaginare chi fossero quei sei o sette amici dei quali Domenichino soleva alternare la frequentazione, con una curiosa metodicità (secondo quanto narra il Mancini riferendosi proprio a questo tempo, intorno al '21) resta puro esercizio; ma è certo che la cerchia era quella dei Ludovisi e dell'Agucchi, gente quindi assai colta e dedita con passione alle cose dell'arte.
Bibliografia di riferimento
Evelina Borea, Domenichino, Club del libro, Milano, 1965;
Richard E. Spear, Domenichino, Yale University Press, New Haven e Londra, 1982, vol. plates, nn. 164, 244, 245, 247, 248.