CAVALCA, Domenico. Incomincia il prologo nel deuoto e morale libro intitulato Spechio de croce. [Venezia, Giovanni Guarino, non dopo il 1476].
In 4to (211 x 140 mm). [144] carte, le ultime 2 bianche. Segnatura: [a-b]8 c-s8. Carattere romano. Esemplare MINIATO al recto della prima carta con decorazione a intreccio in rosso, verde, blu e argento; iniziali rubricate in blu e rosso, alcune lettere del testo rialzate in giallo. Legatura ottocentesca in chagrin bordeaux, piatti riquadrati da filetti dorati, fregi floreali agli angoli, dorso (sbiadito) a 5 nervi e 6 scomparti, il secondo con titoli in oro, gli altri riccamente decorati in oro; sguardie marmorizzate. Occasionali pallide fioriture marginali e altre minime tracce del tempo, ma nel complesso copia molto buona.
RARA EDITIO PRINCEPS, splendidamente decorata all’incipit, di questo summa della dottrina cristiana scritta in volgare dal Cavalca attorno al 1330. Si tratta della sua “opera più originale [&
8230;], e la più letta, come dimostrano i più che cento codici a noi giunti e le trentotto edizioni. Il breve trattato svela chiaramente il nucleo cristocentrico della spiritualità cavalchiana [&
8230;]. La realtà quotidiana scompare quasi del tutto [&
8230;] mentre lo scrittore si concentra nell’evocazione commossa delle pagine più drammatiche dei Vangeli, a volte col soccorso di dettagli apocrifi. Anche in questo libro non mancano rimproveri contro il clero [&
8230;], contro i monaci che si scelgono vesti delicate come quelle dei cavalieri, scusandosi col dire che “il buon panno dura più” (cap. XIX); contro i ricchi che hanno “molto maggior cura... dei loro cani, uccelli e cavalli, che dei loro famigli e prossimi” (cap. XXX). Tuttavia queste allusioni alla società contemporanea non distraggono dal discorso principale, che è fuori dalla storia, e ripete il linguaggio fortemente immaginoso della tradizione mistica. [&
8230;] Ma di questo linguaggio metaforico, audace e sublime, vive tutto il libro, violento e dolce assieme, crudamente realistico nei particolari epperò assorto in una poesia visionaria.” (Treccani).
Goff C343. IGI 2638. BMC V 219. GW 6414. ISTC ic00343000.