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DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO

Giovanni Battista Gigola  - Asta DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO - Associazione Nazionale - Case d'Asta italiane
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Giovanni Battista Gigola

 Giovanni Battista Gigola
(Brescia 1767-Tremezzo, Como 1841)
RITRATTO DI GIOVANE FANCIULLA IN UN PAESAGGIO
acquerello colorato a tempera su avorio, cm 15,5x12,5

Bibliografia
Sette ritratti lombardi dalla tarda maniera alla maniera pura, testi di M. Tanzi e M. Vezzosi, Firenze 2009, pp. 26-31

Le notizie sulla vita del pittore bresciano Giovanni Battista Gigola sono in gran parte ricavabili dal testo di Tommaso Castellini, che disse di essersi basato sulle memorie inedite dell'artista. Il padre Giovanni, che era merciaio, tentò inizialmente di avviare il figlio allo studio delle lettere; in seguito lo mise a bottega presso un ignoto pittore, e poi a lavorare nella ricevitoria di sua proprietà. Nel 1787, dopo la morte del padre, Gigola cominciò a dedicarsi al ritratto miniato su avorio, genere allora molto in voga che si rifaceva soprattutto agli esempi di Rosalba Carriera e Anton Raphael Mengs.
Nel 1789 il G. lasciò Brescia per frequentare i corsi dell'Accademia di Brera a Milano; in particolare seguì le lezioni di elementi di figura tenute dal disegnatore e incisore Domenico Aspari. Nel 1791 intraprese un viaggio a Roma con pochi denari al seguito di una compagnia di ballo: qui frequentò l'accademia del nudo in Campidoglio e poi l'Accademia di S. Luca, ed ebbe l'occasione di aggiornarsi sulle novità neoclassiche introdotte da Pompeo Batoni, Mengs, Canova e Flaxman.
Il delizioso dipinto qui offerto, che mostra una giovane dall'espressione trasognata mentre riposa sopra una superficie erbosa, non lascia dubbi sull'attribuzione proprio al Gigola, unico miniatore tra la fine del Settecento e i primi anni del secolo successivo a raggiungere risultati di tale raffinatezza.
Il piccolo acquerello mostra la grande qualità che sostiene l'attenta definizione della figura, indagata in punta di pennello nei fili sottili dei capelli pettinati secondo la moda neoclassica, nei giri di corallo che si avvitano intorno al collo eburneo, nei ricami che decorano lo scialle blu che le avvolge delicatamente il corpo.
L'escamotage della tunica bianca che ricade a scoprire la spalla non era nuova all'artista; possiamo vedere la stessa soluzione nel Ritratto della nobile Francesca Ghidardi Lechi del Metropolitan Museum di New York, o nel bellissimo tondo con il Ritratto di gruppo dei figli del Marchese Trivulzio al Poldi Pezzoli di Milano.
Per la foggia dell'abito e per la leggerezza descrittiva dell'insieme siamo propensi a datare la miniatura in una fase precoce, ancora addentro al Settecento, più precisamente tra 1977-79.


DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO
mar 13 FEBBRAIO 2018
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