Scuola bolognese, sec. XVIII
ARMIDA TENTA DI UCCIDERE RINALDO
RINALDO NEL GIARDINO DI ARMIDA
coppia di dipinti ad olio su tela, cm 66x93,5
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La coppia di dipinti qui offerta ripete due fortunate composizioni della prolifica bottega di Marcantonio Franceschini (1648-1729) e di Luigi Quaini (1643-1717). Entrambi allievi di Carlo Cignani, collaborarono in commissioni pubbliche e private, per affreschi e dipinti da stanza in cui Quaini eseguì di preferenza gli sfondi architettonici e paesistici e più occasionalmente le figure, specialità invece del Franceschini; quest’ultimo fu altresì responsabile delle “invenzioni” e dei relativi disegni preparatori.
Il primo dipinto ripete con alcune varianti la tela assai nota ora all’Accademia Albertina di Torino, proveniente da palazzo Balbi a Genova, dove è documentata da un inventario del 1740, e probabilmente identificabile con una delle due “favole del Tasso” commissionate al Franceschini da Niccolò Tassorello di Genova nel 1707; l’altra “favola” citata dai documenti e anch’essa all’Albertina ritrae invece l’arrivo di Erminia tra i pastori, noto a sua volta in varie repliche, alcune documentate.
Più raro il soggetto del secondo dipinto, conosciuto fino a poco tempo fa in un’unica versione ora a Bologna nella collezione di Marco Galliani dove si accompagna a un episodio diverso della Gerusalemme Liberata, la partenza di Rinaldo. Come è stato autorevolmente supposto (D. Miller, Marcantonio Franceschini, Torino 2001, pp. 116-17, cat. 21 a-b; tav. XXXIX) questa coppia può identificarsi con due dei quattro dipinti di Luigi Quaini ricordati da Giampietro Zanotti in casa di Pietro Casolari a Bologna: “l’Armida nel giardino incantato con Rinaldo che lascivamente le posa in grembo; e la stessa Armida svenuta nel vedersi da Rinaldo abbandonata” (G. Zanotti, Storia dell’Accademia Clementina, I, Bologna 1739, p. 204), probabilmente gli stessi di cui il Libro dei Conti di Franceschini registra la commissione nel 1706, con il primo dipinto da eseguirsi appunto dal Quaini. A questa prima versione se ne è aggiunta recentemente un’altra, anch’essa di Luigi Quaini, in collezione privata a Treviso, forse identificabile con il dipinto commissionato nell’ottobre del 1708 dal signor Federico Antonio Sardini, Lucchese (Il Libro dei Conti di Marcantonio Franceschini. A cura di Dwight C. Miller e di Fabio Chiodini, Bologna 2014, tav. XCI; p.175, entrata 438).
Anche l’invenzione di questo soggetto spetta però al Franceschini, come può dedursi da una sua lettera ad Alessandro Marchesini “Disegnai tempo fa un pensiero che per anche non ho dipinto et è Rinaldo et Armida nel giardino è un altro soggetto da Armida che vuole uccidere Rinaldo dormiente con amori e femine in vago paese”. Il disegno non è stato rintracciato.
Mentre il nostro Rinaldo nel giardino di Armida ripete le versioni già note anche sotto il profilo stilistico e con minime varianti nel paesaggio a sinistra, l’Armida tenta di uccidere Rinaldo diverge dall’esemplare torinese per la presenza, alle spalle del cavaliere addormentato, di un amorino che fa segno di tacere. Questo particolare è presente invece nel disegno preparatorio per l’intera composizione alla Fondazione Cini di Venezia (inv. 1477; Il Libro dei Conti&
8230; cit., p. 338, tav. XLVI) e nel dipinto ora al Museo Civico di Modena, a cui la nostra versione si accosta anche per altri particolari, quali il panneggio di Armida e le armi in primo piano (cfr. D. Miller, Marcantonio Franceschini and the Liechtenstein, Cambridge 1991, tav. III, per il dipinto, allora in collezione privata modenese).