Giovanni Battista Castello, detto il Genovese
(Genova, 1547-1639)
ORAZIONE NELL'ORTO DEGLI ULIVI
acquerello e tempera su pergamena incollata su tavoletta, mm 280x210
L'opera è corredata da parere scritto di Clario di Fabio, Genova 15 aprile 2005
Sulla sinistra, il bianco immacolato della pergamena sprigiona una luce di latte opalescente e in quella luce si materializza un angelo di cenere azzurra. Così nella sera che si spegne lentamente in notte si disvela il Getsemani; alberi dalle fronde bellissime e umide, giocate nei toni dei verdi oliva appoggiati sui verdi più freddi di azzurro veronese, radici contorte affondate nelle pietre e nella terra, bagnate dalle acque veloci e scintillanti di un ruscello in primo piano e un paesaggio cilestrino, dove gli apostoli dormono ignari, prima che un lungo drappello di soldati uscito dalla porta di Gerusalemme arrivi a destarli. Un paesaggio fiabesco e infinito, quasi nordico nel gusto, che si perde in un digradare continuo di città, paesi e montagne, sino alla linea altissima dell'orizzonte lontano.
Per l'impianto compositivo Castello aveva avuto negli occhi un prototipo di Tiziano conosciuto oggi in due versioni conservate in Spagna (Escorial, Monastero di San Lorenzo e Madrid, Museo del Prado) ma, sia la fisionomia del Cristo che la resa stereometrica dei volumi e delle vesti, ci dicono del suo amore per le spericolate geometrie cubiste di Luca Cambiaso.
A Giovanni Battista dovette essere assai caro questo soggetto e anche ai suoi committenti; questa Orazione nell'orto è infatti una di quattro versioni tutte assai variate tra loro, che l'artista eseguì nell'arco dei primi due decenni del Seicento (per le altre tre si veda Gio. Battista Castello Il Genovese. Miniatura e devozione a Genova fra Cinque e Seicento, Comune di Genova 1900, catalogo a cura di Clario di Fabio).
Il nostro dipinto, bellissimo per qualità e conservazione, dovette essere realizzato in un momento intermedio tra quello oggi a Genova (collezione privata) datato 1607 e quello di proprietà della Banca Popolare di Genova e San Giorgio, più o meno al tempo nel quale il pittore, maturo di età e di stile, compiva il suo sessantatreesimo compleanno.