Gabriello (Gabriele) Brunelli
(Bologna, 1615 - 1682)
MADONNA COL BAMBINO
terracotta, cm 64x27x25
Il nobile e pur tuttavia enfatico, ricco classicismo del panneggio di questa Madonna col Bambino hanno suggerito a Stefano Tumidei l’accostamento della terracotta al nome di Gabriele Brunelli, scultore bolognese del quale è noto, grazie a Carlo Cesare Malvasia, l’apprendistato romano presso Alessandro Algardi: “[&
8230;] il nostro Gabrielle Brunelli valente Statuario, & allievo dell’Algardi” (Stefano Tumidei, scheda in Jacopo Sansovino, Annibale Carracci ed altri contributi, Firenze 2007, pp. 54-63, cat. 5). È notevole che Malvasia indicasse perentoriamente Brunelli come uno ‘statuario’, a sottolineare la sua dimestichezza col marmo, che sarebbe stata in seguito, al suo ritorno in patria, una carta vincente nel contesto bolognese, dove erano attivi soprattutto specialisti della terracotta e dello stucco. Non è ancora possibile indicare in quali anni circoscrivere l’esperienza romana di Brunelli, ma nel 1650 l’artista è documentato nella città felsinea; in seguito egli lavorò anche a Verona e a Mantova (in Palazzo Te e in Palazzo Canossa, cfr. da ultimo Stefano L’Occaso, Spigolature sui pittori e scultori emiliani a Mantova dal 1637 al 1707, con un’apertura su Marcantonio Donzelli, in “Acme”, LXIII/3, 2010, p. 132). Non sono molti i confronti istituibili con altre terrecotte del bolognese, poiché il catalogo dell’artista è ancora assai scarno; importante soprattutto il Gigante della Liebighaus di Francoforte, preparatorio per uno dei telamoni di Palazzo Bargellini a Bologna, quei “due ipertrofici forzuti” (Eugenio Riccòmini, Gli atlanti della facciata, in Museo civico d’arte industriale e Galleria Davia Bargellini, Bologna 1987, p. 61) che sono testimonianza eloquente della conoscenza del Barocco romano da parte di Brunelli. Come questa Madonna col Bambino, in bilico tra classicismo bolognese e pieno Barocco romano sono altre due terrecotte, raffiguranti San Giovanni Evangelista e l’Addolorata (già in collezione privata a New York) ricollegate da Jennifer Montagu alle figure in stucco della Cappella del Crocifisso in Santa Maria di Galliera a Bologna (Jennifer Montagu, Alessandro Algardi, 2 voll., New Haven 1985, p. 266, nota 77; riprodotte entrambe in Stefano Tumidei, Terrecotte bolognesi di Sei e Settecento: collezionismo, produzione artistica, consumo devozionale, in Presepi e terrecotte nei Musei Civici di Bologna, catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico Medievale) a cura di Renzo Grandi, Bologna 1991, p. 26). In questa terracotta, particolarmente ben conservata, è notevole soprattutto la sottile, intelligente lavorazione delle superfici, con quel trattamento così caratteristico del risvolto della veste di Maria nello scollo, che sembra imitare la gradinatura di alcuni celebri marmi romani, a partire dal San Longino di Bernini in San Pietro.
A.B.