Cerchia di Francesco Mochi
(Montevarchi 1580 - 1654)
CRISTO CROCIFISSO
intaglio in legno di bosso, cm 37x28
croce d’albero dipinta su base a volute dorata, inizi del sec. XVIII, cm 100x39x16
Intagliato con particolare virtuosismo, conferendo al corpo inarcato e consunto la sottigliezza e l’elastica tensione di un giunco, questo singolare, drammatico Crocifisso in legno di bosso, destinato alla devozione privata. rivela intriganti affinità formali con la statuaria marmorea e in bronzo di Francesco Mochi: eccentrico, magistrale interprete, tra Roma, Orvieto e Piacenza, del trapasso dai formalismi del manierismo giambolognesco alla spericolata teatralità del barocco berniniano (Francesco Mochi e il suo tempo, a cura di R. Barbielli Amidei, Firenze 1981).
L’anatomia smagrita, ossuta, le proporzioni allungate, l’andamento incurvato e dinoccolato del corpo di Cristo richiamano infatti le spettrali figure del monumentale Battesimo commissionato al Mochi da Orazio Falconieri per l’altar maggiore di San Giovanni dei Fiorentini nel 1634, ma non ancora a termine alla morte dello scultore (collocato sul Ponte Milvio, poi in Palazzo Braschi e solo nel 2016 consegnato alla chiesa cui era destinato), dove ritroviamo anche simili fisionomie dolenti, con la bocca dischiusa in un prolungato lamento e lunghi capelli filamentosi, come pure un’identica concezione del panneggio, con l’andamento diagonale percorso da fitte pieghe tesissime. Stilemi così peculiari e ricorrenti nell’attività matura del Mochi - ad esempio nei Santi Pietro e Paolo scolpiti per San Paolo fuori le Mura (oggi nel Museo di Roma) o nello scattante, burbero San Matteo del Duomo di Orvieto, eseguito tra il 1631 e il 1644 (Museo dell’Opera del Duomo in Sant’Agostino) - da poter prospettare, in assenza di attestazioni relative ad una simile produzione autografa, un modello del maestro tradotto da qualche abile specialista nell’intaglio del bosso.
G.G.