Emilio Gola
(Milano 1851 - Milano 1923)
SULLA SPIAGGIA
olio su tela, cm 80,5x126
firmato in basso a sinistra
Provenienza
Collezione privata
Il secondo Gola scopre, accanto ai ritratti, la novità dei nudi; e tra i paesaggi il respiro del mare. (...)
Ha veduto Alassio? Credo la Grecia sia così.
Così vede lontano. E ritorna, all'ansia del fermare nell’attimo la grande sensazione respirata, tutto il mare e l'aria inquieta e la gioia dei colori sulla spiaggia.
E' uno spasimo. Questo mare è una magia. Non è più il giochetto di riflessi sul ruscello di Brianza. Il mare ora così si muove che gli entra nel cuore come profumo, come grido selvaggio. Alassio, il mare gli danno l'ebbrezza definitiva, su quest'unica invisibile linea di mare e di cielo, l'ebbrezza di questa deserta e folle unità cosmica.
Anche s'egli torna agli alberi e ai prati, toni alti, robusti, splendenti nel sole più alto, l'esasperano fino all’apparente crudezza, nello slancio dell'esaltante trasfigurazione coloristica.
Ma le sue marine misurano ora, col loro moto pieno e vivo, nello stesso battito, tutto il mondo, acqua e terra e cielo. Misurano la sua personalità.
Ce n'è di grigie e sottili, e, più, invase d'alto colore giocondo, d'Alassio e del Lido. Ma quando passa il vento sul mare e tutto s'ingorga nei colori profondi e cupi, e solo pochi chiari lampeggiano nel cielo saturo, nel mare, sulla spiaggia, il mondo di Gola è ora in un pieno trasporto senza gridi, in un mare senza nome. Deserto il paese, neppure una vela non macchia l'orizzonte. Il cielo nell'acqua, lo sguardo inabissato nell'acqua, Gola si specchia in un mondo fuori dal mondo.
Non è più, la sua, la marina dei marinisti. Il suo senso della natura è ora silenzioso e drammatico.
da R. Giolli, Gola opera seconda, Milano 1929, s.p.