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Scuola fiorentina, prima metà sec. XVII
RITRATTO DI CAVALIERE DI SANTO STEFANO CON UN NANO
olio su tela, cm 210x119,5
Provenienza
Già collezione Corsi
Collezione privata
Bibliografia di riferimento
A. Bisceglia, Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici, Livorno, 2016
Questo scenografico ritratto, che può considerarsi per formato un pendant del lotto successivo, raffigura un cavaliere di Santo Stefano. L’appartenenza all’ordine di Santo Stefano è stabilita dalla presenza sulla corazza dell’effigiato della croce ottagona, orlata d’oro e smaltata di rosso, che identifica gli esponenti di questo importante ordine religioso-cavalleresco. L’ordine venne fondato nel 1561 dal granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici per celebrare due importanti vittorie, la prima nel 1537 a Montemurlo contro gli esuli fiorentini che miravano ad abbattere i Medici, la seconda nel 1554 a Scannagallo, contro le milizie senesi.L’ordine cavalleresco, confermato da papa Pio IV nel 1562, nacque con lo scopo di preservare il Mediterraneo dalle incursioni delle piraterie barbaresche e turco-ottomane e fu posto sotto il titolo di Santo Stefano papa.La scritta che si legge sulla missiva tenuta dal nano che affianca il cavaliere: All' Ill. Sig. Il Sig.re Con.te Federico da (...) Memoriale, potrebbe aiutarci nell’identificazione del personaggio; tuttavia le parole non sono pienamente leggibili e l’identità dell’effigiato al momento non è conosciuta.La presenza del nano, sulla cui testa il cavaliere posa le dita, rientra in una consuetudine che è stata ampiamente chiarita nella mostra del 2016 a Palazzo Pitti dedicata ai Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici. Questi personaggi marginali, come buffoni o appunto nani, furono sempre presenti presso la corte medicea. Essi venivano impiegati per l’intrattenimento e lo svago dei signori, antidoto alla noia sempre in agguato. Considerati alla stregua di meraviglie della natura, ma anche come astuti consiglieri dotati di speciali licenze rispetto all’etichetta della corte, queste figure sono spesso citate nei documenti d’archivio con identità ben definite e ricordate per le loro imprese e talvolta per l’alto spessore umano e culturale. Si possono ricondurre pertanto a questa tradizione anche le due figure qui offerte, il cavaliere di Santo Stefano e il suo nano, che forse, in virtù dell’abbigliamento, dell’espressione vivida del volto e del suo gesto, doveva essere più di un semplice buffone, piuttosto un fedele consigliere.