λ
Aurelio Lomi
(Pisa 1556-1624 ca)
COMPIANTO SU CRISTO MORTO
olio su tela, cm 277,5x200
Il dipinto è corredato da parere scritto di Luciano Berti, 4 giugno 1993 e di Mina Gregori, 4 agosto 1997
Provenienza
Collezione privata
Bibliografia
Luce e ombra. Caravaggismo e naturalismo nella pittura toscana del Seicento, a cura di P. Carofano, Pisa, 2005, catalogo delle opere, p. 7, fig. 3
Bibliografia di riferimento
R. P. Ciardi, M. C. Galassi, P. Carofano, Aurelio Lomi, maniera e innovazione, Pisa, 1989, pp. 199-200, n. 17, p. 221, n. 41, tav. a colori LII, p. 222, n. 41
Il dipinto qui presentato, raffigurante il Compianto sul Cristo morto, si può accostare stilisticamente alle opere del pisano Aurelio Lomi, fratello maggiore del celebre Orazio Gentileschi (che utilizzò il cognome della madre) e zio dell’ancora più celebre Artemisia.
Nella sua attività Lomi ha realizzato diversi dipinti con questo soggetto di cui il nostro si propone come un’ulteriore e intensa versione in linea con le opere mature del pittore dopo il rientro da Genova, post 1604, in particolare per le posture teatrali e per la vena descrittiva.
I confronti più stringenti si possono fare con il Compianto del Museo Nazionale di Villa Guinigi di Lucca, firmato sulla base del sepolcro, soprattutto per la tipologia del Cristo seduto ed esanime, in controparte rispetto al nostro, e con quello della chiesa della Regina Pacis di Genova per l’affinità con la Maddalena sognante che sorregge il braccio del Redentore. Di un certo interesse è anche lo sfondo naturalistico del nostro dipinto con il cielo che diviene scuro per l’imminente tempesta che investe la natura e gli uomini peccatori.
Di formazione fiorentina, Lomi lavorò a Roma dove ebbe la possibilità di studiare sulle opere di Girolamo Muziano e Scipione Pulzone, pittori controriformati che ne influenzarono lo stile, uno stile certamente più severo di quello del fratello Orazio e della nipote Artemisia ricordati invece per figure femminili avvenenti ed energiche.
I soggetti di Aurelio invece sono principalmente religiosi, contrassegnati da rigore compositivo ma con ancora una vena manieristica che rivela la formazione presso la bottega del Bronzino a Firenze prima del 1579.
Ad eccezione di quanto riportato dai proprietari che ricordano il quadro come pala d’altare nella cappella del Castello di Montauto presso Bagno a Ripoli, al momento non ci sono dati sulla possibile committenza dell’opera.