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Jacopo di Chimenti da Empoli
(Firenze 1551-1640)
SANTA MARGHERITA DI ANTIOCHIA
olio su tela, cm 107,5x82,5
Provenienza
Collezione privata, Firenze
Bibliografia
M. A. Bianchini, Jacopo da Empoli in Paradigma, 3, 1980, pp. 91-146, p. 129
G. Cantelli, Repertorio della Pittura fiorentina del Seicento, Fiesole (Firenze), 1983, p. 40
A. Marabottini, Jacopo di Chimenti da Empoli, Roma, 1988, p. 226, n. 69, fig. 69
Jacopo da Empoli 1551-1640, pittore d'eleganza e devozione, a cura di R. Caterina Proto Pisani, A. Natali, C. Sisi, E. Testaferrata, Milano, 2004, p. 204, n. 51, scheda di R. Spinelli
L'interessante dipinto qui proposto raffigura una Santa Margherita di Antiochia, la figlia di un sacerdote pagano che rinnegò la fede del padre per abbracciare quella cristiana.
Gli attributi che vediamo nel dipinto, la croce e il drago, sono quelli tipici per la santa; infatti secondo la tradizione il demonio le apparve sotto forma di drago. Dopo esserne stata inghiottita Margherita riuscì a liberarsi dall’infernale creatura squartandogli il ventre con una croce. Per questo motivo la devozione popolare ritiene Margherita la protettrice delle donne che devono partorire.
L'opera, citata ma non illustrata da Cantelli nel Repertorio della Pittura fiorentina del Seicento tra le opere di Jacopo Chimenti da Empoli, è datata intorno al 1610-1615. La data è confermata anche da Alessandro Marabottini, che ha pubblicato il dipinto nella monografia dedicata all'Empoli (Marabottini cit. p. 226 fig. 69) e da Riccardo Spinelli, considerando la tendenza dell'artista in quegli anni a rappresentare figure femminili a mezzo busto secondo i canoni della ritrattistica fiorentina del Seicento. Spinelli ricorda anche che una santa con croce in mano dell'Empoli era presente nella collezione fiorentina del marchese Filippo Niccolini alla metà del Seicento; questo ci può fornire una preziosa indicazione sulla provenienza dell'opera (Spinelli, cit. p. 204 scheda 51).
Il volto e l'acconciatura di santa Margherita sono confrontabili sia con il Ritratto di dama come santa martire detta Santa Barbara (Londra, collezione privata) che con la Susanna al bagno del Kunsthistorisches di Vienna, fanciulle dai volti calmi e dignitosi. Rispetto ai due quadri citati la nostra Margherita non ha lo sguardo sommessamente abbassato ma rivolge verso lo spettatore gli occhi vittoriosi sul Male.
La figura della santa ci appare dolcemente avvolta dalla luce naturale che mette in risalto le sfumature di colore degli incarnati e della veste rosa antico, oltre a esaltare la ricchezza delle maniche ornate da eleganti motivi floreali. È possibile trovare la stessa tipologia decorativa nella veste della figura di Santa Lucia nella pala con la Trinità, i quattro Evangelisti, Santa Lucia e San Carlo Borromeo (1620-21) della chiesa di San Bartolomeo a Prato; oltre alla somiglianza della posa ritornano infatti gli stessi motivi floreali stilizzati nelle maniche del vestito. Un ulteriore dipinto citato da Marabottini come confronto è la Santa Caterina in deposito dal 1972 nel Seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore (Varese).
Jacopo Chimenti si formò nella bottega di Maso da San Friano studiando attentamente sui grandi maestri fiorentini del primo Cinquecento tra i quali Fra' Bartolomeo, Andrea del Sarto e Pontormo. Questa prassi rientra nell'insegnamento suggerito intorno agli anni settanta del Cinquecento da Santi di Tito ai giovani pittori fiorentini invitati a guardare all'antica tradizione del disegno piuttosto che all'ambiguità del tardo manierismo.
Molte delle opere di Empoli sono oggi visibili tra Firenze ed il suo paese natale; tra queste possiamo citare l'Immacolata Concezione del 1591 nella chiesa di San Remigio e l'Annunciazione del 1609 nella chiesa di Santa Trinita, entrambe a Firenze.