Olio su tela, cm. 57x80
I Gigante sono stati una delle famiglie artistiche più prolifiche della Scuola di Posillipo. Il capostipite fu Gaetano Gigante (1770-1823) allievo di Giacinto Diana pittore di genere religioso che concluse la scuola settecentesca del De Mura e del Solimena.
Gaetano, pittore di figure, ebbe tre figli, Achille, Ercole, Giacinto, e una figlia, Emilia, e avviò alla carriera artistica i figli Giacinto e Ercole, paesaggisti tipici della Scuola di Posillipo. Giacinto, più vecchio di Ercole (Napoli 1815-1860), elaborò una visione pittorica del paesaggio campano fino a divenire con Antonio Pitloo (Arnhem 1790-Napoli 1837), morto giovane, e con i fratelli Carelli, il rappresentante tipico di questa scuola che tese a rinnovare l'idea del paesaggio classicista, alla Filippo Hackert, verso una concezione più romantica.
Il nostro paesaggio coniuga gli elementi essenziali di tale visione: i due alberi in primo piano con le fronde toccate dai raggi del sole, la quinta arborea, il boschetto in secondo piano, e infine le colline e il monte in lontananza con in cima un edificio turrito. Alla compostezza del disegno il pittore unisce una visione tonale del colore che precorre quella moderna.
Molto vicino a questo stile fu anche il fratello Ercole, in dipinti come la veduta del Golfo di Napoli, (Napoli, Museo di Capodimonte), e Francesco Fergola (attivo a Napoli verso la metà del secolo, figlio di Salvatore Fergola, Napoli 1799-1874), che aveva sposato la figlia di Gigante.
Tra i dipinti di Giacinto Gigante, molti dei quali gouaches, la nostra tela si avvicina alle vedute realizzate verso il 1850, come Il Castello di Castellammare, Museo di S. Martino, Napoli.
Bibliografia di riferimento
Raffaello Causa, La Scuola di Posillipo, Fabbri, Milano, 1967, p. 57, tav. XXXI;
Dizionario Enciclopedico dei pittori e degli incisori italiani, autori vari, Mondadori, Bolaffi, Torino 1973, vol IV, p. 355, vol. V, pp. 424-427.